È stata recentemente pubblicata su MedRxiv un’interessante ipotesi scientifica riguardante l’interazione tra il SARS-CoV2 e l’apparato genitale maschile.
I dati epidemiologici - riportati anche sulle testate italiane - ci dicono come l’incidenza, l’aggressività e la durata della malattia da coronavirus/Covid-19 risultino essere maggiore nelle persone di sesso maschile rispetto a quelle di sesso femminile. Le ragioni di questa disparità di genere non sono ancora chiare.
Shastri A e coll., hanno valutato l’ipotesi che i maschi potessero avere un ritardo nella eliminazione del virus dall’organismo dopo l’infezione. Gli autori hanno evidenziato come vi era una differenza statisticamente significativa nel tempo di clearance del virus SARS-CoV2 tra maschi e femmine, con gli uomini che diventavano negativi al tampone in un tempo più lungo di circa due giorni.
In aggiunta, per determinare le ragioni di questo ritardo di clearance nei maschi, hanno esaminato il pattern di espressione a livello testicolare del recettore ACE2 su cui si lega la proteina Spike del SARS-CoV2 per il trasferimento nella cellula. ACE2 è fortemente espresso a livello testicolare (sia tubuli seminiferi che cellule di Leyding e Sertoli), mentre solo una piccola espressione si evidenzia a livello ovarico.
Pertanto, si potrebbe ipotizzare che i testicoli possano essere un “santuario” per i virus, giocando un ruolo importante nella maggiore persistenza del virus nei maschi. Ipotesi che dovrebbe essere ovviamente confermata da studi clinici sull’uomo.
Sempre sullo stesso portale, sono stati pubblicati i dati un precedente studio del dott. L. Ma che in maniera indiretta dimostra i potenziali effetti nefasti del SARS-CoV2 sulla funzione gonadica attraverso una valutazione ormonale dei pazienti infetti rispetto ad un gruppo controllo di pazienti sani, con un incremento dell’LH e della PRL, un decremento del rapporto T/LH e FSH /LH, differenze tutte statisticamente significative.