Maschi e femmine non sono uguali quando si parla dei controlli da prendere in considerazione fra i quaranta e i cinquant'anni. I due sessi hanno peculiarità che richiedono un approccio differente: nelle donne, per esempio, ci si avvicina alla fine dell'età fertile ed è importante «ascoltare» il corpo per prepararsi ad affrontare al meglio la menopausa.
Come riporta Il Corriere della Sera, nella rubrica "Salute", l'ideale sarebbe andare dal ginecologo una volta l'anno, ma come spiega Mario Gallo, presidente della Società Italiana di Ginecologia della Terza Età: «A malapena una donna su due lo fa. Il ginecologo però di solito ha più tempo da dedicare al dialogo rispetto al medico di famiglia e può così valutare meglio la situazione di ciascuna, indicando gli esami più opportuni e motivandone la necessità». Anche dal ginecologo il primo passo è sempre la caratterizzazione del rischio oncologico, cardiovascolare, osteoporotico e metabolico, usando per esempio algoritmi che indicano la probabilità di andare incontro a infarti, ictus od osteoporosi.
«La mineralometria ossea o Moc, per valutare se e quanto le ossa siano fragili, non va fatta a tutte alla soglia della menopausa ma solo a chi ha familiarità per osteoporosi, è magra o fumatrice; il check-up proposto dal ginecologo, quindi, viene adattato alla condizione di ciascuna», sottolinea Gallo. «Poi c'è la questione dell'arrivo della menopausa: tutto dipende da come la donna vive il momento, se non ci sono sintomi e si sente bene non è necessario fare approfondimenti. Non servono test neppure se la donna ha più di 45 anni, il ciclo è scomparso da un anno e si hanno segni tipici come le vampate: in questi casi la diagnosi di menopausa è praticamente certa. Nelle under 45 invece lo stesso quadro impone, prima di diagnosticare un'insufficienza ovarica precoce, di valutare ormoni come l'F'sh, l'estradiolo, la prolattina, gli ormoni tiroidei e l'ormone antimulleriano che indica la riserva ovarica. Naturalmente», prosegue il ginecologo, «aprescindere dall'età di arrivo della menopausa è importante che tutte partecipino agli screening per i tumori femminili sottoponendosi al Pap test o a11'Hpv test per il cancro della cervice uterina e alle mammografie per il carcinoma mammario, iniziando a farle anche prima dei 5o anni se sono ad alto rischio».
L'uomo, più restio ad andare dall'urologo o dall'andrologo, difficilmente prende in considerazione un controllo dell'apparato genito-urinario alle soglie della mezza età. Eppure è questo il momento per iniziare a pensarci, come spiega Walter Artibani, segretario generale della Società Italiana di Urologia: «Occorre innanzitutto un'autovalutazione e chiedersi se la funzione erettile sia normale e ci siano erezioni notturne e mattutine, una regolare attività sessuale, un'eiaculazione senza pro-
blemi e nessun calo della libido. Se così non fosse è bene andare dal medico; è opportuno farlo anche se ci sono sintomi urinari come una maggior frequenza di minzione (la norma è andare a far pipì cinque o sei volte di giorno e mai di notte, ndr), un getto che non è più fluido o potente, la sensazione di non svuotarsi completamente, bruciori».
In caso di problemi la visita dall'urologo è sempre necessaria; prevede l'esame dei genitali esterni e l'esplorazione rettale della prostata, di solito poi è seguita da indagini più approfondite come ecografia addominale e pelvica oppure uroflussimetria, una sorta di elettrocardiogramma dell'urologo con cui si analizza in dettaglio il flusso dell'urina. Artibani tuttavia consiglia un controllo urologico fra i 45 e i 50 anni anche in chi non ha alcun disturbo perché «Serve a capire da che situazione di base sì parte per affrontare la terza età. Se tutto è normale si può ripetere ogni due o tre anni, oppure annualmente se il medico lo ritiene opportuno: non c'è una regola valida per tutti. Quanto al Psa, che è un marcatore specifico per il tumore alla prostata, il primo dosaggio è consigliabile attorno ai 45 anni per gli uomini con familiarità per il carcinoma prostatico e a 5o anni per tutti gli altri: il valore diventa così parametro di riferimento e termine di confronto per il futuro. Infine esistono due "bandierine rosse" che devono preoccupare e spingere immediatamente dal medico: vedere sangue nelle urine, anche una volta soltanto, o la comparsa relativamente improvvisa di un deficit erettile. Il problema spesso infattianticipa di uno o due anni problemi alle coronarie, molto simili per struttura alle arterie del pene», conclude Artibani.